Arnaud Binard: «La mia icona di stile è una donna»

L'attore francese ci porta dietro le quinte della campagna Moncler per l'Autunno-Inverno 2024: il brand lo ha scelto, insieme alla figlia Maya Rose, per interpretare il dinamismo di Parigi. Una città che ha avuto - e continua ad avere - un ruolo rilevante nella sua carriera
La campagna Moncler AutunnoInverno 2024 con Arnaud Binard
La campagna Moncler Autunno-Inverno 2024 con Arnaud Binard.COURTESY MONCLER

Esistono legami così sottili, eppure così profondi: quello di Arnaud Binard con Parigi è uno di questi. L’attore francese (che abbiamo conosciuto anche nel ruolo di Laurent G nell’acclamata serie Tv Netflix Emily in Paris) è il volto della nuova campagna Moncler per l’Autunno-Inverno 2024. E insieme a lui, negli scatti che lo ritraggono tra le strade della capitale francese, c’è anche sua figlia Maya Rose, giovanissima attrice in ascesa sulle orme del padre: un autentico passaggio di testimone, dal dna all’eredità di un lascito artistico che passa proprio per i valori della casa di moda.

A portarci dietro le quinte della campagna – così come del suo personalissimo stile, che pare debba tanto (se non tantissimo) proprio all’ispirazione giunta col trasferimento a Parigi negli anni Novanta – è Arnaud Binard in persona. Che si è raccontato in questa intervista a Vanity Fair, svelando tutte le sue sfaccettature più autentiche: quella di attore, di padre… e di amante delle scarpe.

Raoul Bova: «Quella volta che ho indossato le scarpe strette di proposito»

Si definisce un collezionista, predilige la qualità ma anche quel guizzo creativo che rende le scarpe divertenti: a tu per tu con Raoul Bova alla presentazione della nuova collezione uomo Santoni Primavera-Estate 2025 durante Milano Fashion Week

Moncler l’ha scelta per rappresentare il dinamismo di Parigi, la città in cui ha mosso i primi passi da attore. Che ricordi ha della città ai suoi esordi?

«Mi trasferii a Parigi nella metà degli anni Novanta, sono cresciuto nel sud-ovest della Francia e ho studiato a Bordeaux. A quel tempo, Parigi era per me la città dove tutto era possibile. C’erano grandi star, le si incontravano per strada. Per il ragazzo che ero, era una città magica. Ero anche molto timido al tempo: andavo agli spettacoli dei miei attori preferiti e non avevo mai il coraggio di approcciarli».

La campagna Moncler Autunno-Inverno 2024 con Arnaud Binard.

COURTESY MONCLER

Ci sono delle icone maschili dello stile francese a cui guarda con fascino?
«All’inizio della mia carriera, Michel Piccoli è stato di grande ispirazione per me. Così come Vincent Cassel, che stava appunto esplodendo come attore. Ma le icone che mi hanno avvicinato di più anche al mondo della recitazione sono state Jean-Paul Belmondo e Alain Delon: erano come fuoco e acqua, completamente opposti. Hanno rappresentato l’epoca d’oro del cinema francese, avevano una grande classe, una grande eleganza. Parlando di stile femminile, invece, sono affascinato anche da Béatrice Dalle: un’icona, la seguo persino sui social come fan!».

Il suo capo mai-senza nel guardaroba?
«In verità, sono un grande fan delle scarpe. E non ho idea del perché! Credo che, in quanto attore, le scarpe per me siano la chiave per comprendere il personaggio che interpreto, sebbene a volte si possano interpretare anche dei personaggi da scalzi. Ad ogni modo, avere le scarpe giuste fa la differenza, e non solo sul set. Mi piace indossare delle belle scarpe con dei bei cappotti o con abiti ben curati. E poi ci sono le maglie polo: le adoro, e non è così scontato riuscire a trovarne di ottima qualità!».

La campagna Moncler Autunno-Inverno 2024 con Arnaud Binard.

COURTESY MONCLER

C’è stato un momento nella sua carriera in cui ha sentito di essersi particolarmente interessato alla moda? O ha sempre nutrito interesse per ciò che indossa?
«Mia madre era appassionata di moda. La osservavo da piccolo, e credo di essere stato ispirato tanto da lei, in modo magari anche inconscio. Attraverso i suoi occhi, pur non sapendolo, ho coltivato un interesse per la moda. Quando ho cominciato a studiare recitazione, ricordo che ho iniziato anche a vivere gli abiti di scena in modo più esperienziale. Inoltre, tra le strade di Parigi, percepivo incoraggiamento: le persone erano così ben vestite, le osservavo e pensavo che anche io avrei dovuto provare a indossare quegli abiti».

E di Moncler, quali valori sente di sposare?
«L’eccellenza. I valori di Moncler rispecchiano il processo interno di un artista che, non essendo mai del tutto soddisfatto, è sempre alla ricerca del miglioramento, sempre pronto a mettersi in discussione. È un’attitudine davvero genuina, questa che mostra di avere il brand. Moncler inoltre ha questo equilibrio tra tradizione e innovazione che mi rimanda all’importanza dell’equilibrio tra progresso e autenticità».

Sua figlia Maya Rose è, insieme a lei, un altro volto della campagna. Oggi si parla tanto di moda genderless: sua figlia le ha mai rubato una felpa o una camicia dal guardaroba?
«Lo faceva da piccola, adesso non più: sta esplorando il suo stile. È davvero indipendente. Però, in merito alla moda genderless, io credo che il punto chiave sia il comfort. Non a caso, nella campagna anche Maya ha indossato alcuni pezzi della collezione maschile».

La campagna Moncler Autunno-Inverno 2024 con Arnaud Binard e Maya Rose Binard.

COURTESY MONCLER

E il look Moncler che Maya ha scelto per la campagna le piace? Rispecchia «la sua bambina» come la conosce solo lei?
«Abbiamo avuto la fortuna di lavorare con il team di Moncler, che è ricco di talento. I capi sono stati davvero semplici da indossare, le scelte sono venute in modo spontaneo e autentico: avrei tenuto tutti i capi! Quindi per me è stato sorprendente vedere Maya negli abiti Moncler, l’ho trovata bellissima».

La campagna Moncler Autunno-Inverno 2024 con Maya Rose Binard.

COURTESY MONCLER

Un bel ricordo o un aneddoto divertente dall’esperienza sul set insieme a sua figlia?
«Sul set avevamo due macchine d’epoca molto antiche, tra cui una Citroën che mio padre aveva quando io ero piccolo. Non ne vedevo una identica dal 1978! Ricordo mio padre che la guidava con me accanto. Per la campagna Moncler, mi è stato chiesto di guidarla tra le stradine di Montmartre, tra i turisti che ci guardavano curiosi. È stato meraviglioso! Maya era accanto a me, e dietro c’era il proprietario dell’auto in grande apprensione, sarebbe intervenuto qualora avessi avuto difficoltà alla guida. Ma io sapevo come guidarla! È stato bellissimo, un momento davvero folle».