Lavorare tutti, vivere meglio: non un’utopia ma un obiettivo concreto

La situazione lavorativa italiana e globale continua a essere segnata da disparità salariale tra i generi, condizioni di lavoro insicure e ingiustizie
taylor swift

Questo articolo è pubblicato sul numero 19 di Vanity Fair in edicola fino al 7 maggio 2024.

Il 1° maggio non può e non deve essere soltanto una giornata di festa. È, innanzitutto, un momento di riflessione critica sulla situazione lavorativa italiana e globale, che continua a essere segnata da disparità significative e ingiustizie persistenti. Molte delle conquiste sembrano oggi più fragili che mai, minacciate da un’economia globale in cambiamento perenne, da aziende che antepongono il profitto al benessere dei lavoratori, e da politiche disinteressate al benessere di chi lavora.

Le ingiustizie nel mondo del lavoro, infatti, si manifestano in varie forme: dalla precarietà lavorativa all’insufficiente tutela nei confronti dei lavoratori, dalla disparità salariale tra i generi all’erosione dei diritti sindacali. I lavoratori e le lavoratrici affrontano condizioni di lavoro insicure, senza adeguata protezione sociale, esposti a rischi per la salute e la sicurezza − e le morti sul lavoro, ogni volta, creano cordoglio sul momento e menefreghismo il giorno dopo − senza garanzie legali o economiche.

Una delle maggiori ingiustizie attuali riguarda il trattamento dei lavoratori nel settore tecnologico e digitale, dove le pratiche di «gig economy» hanno portato a nuove e devastanti forme di precariato in cui la flessibilità lavorativa è una doppia lama che, se da un lato offre opportunità di impiego a chi magari non avrebbe accesso al mercato tradizionale, dall’altro lascia molti lavoratori privi di protezioni fondamentali, come assicurazioni contro gli infortuni, pensioni e copertura sanitaria.

Contro queste ingiustizie sono necessarie contromisure concrete e immediate. È essenziale rafforzare le legislazioni a tutela dei lavoratori, garantendo contratti equi e condizioni di lavoro sicure. I sindacati devono avere il potere e la capacità di negoziare efficacemente in un panorama lavorativo che cambia rapidamente, assicurando che nessun lavoratore venga lasciato indietro con l’attuale rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Il ruolo dell’educazione e della formazione continua è altrettanto cruciale. I lavoratori devono avere la possibilità di aggiornare e sviluppare nuove competenze in risposta all’evoluzione delle esigenze del mercato, garantendo così una transizione equa verso le nuove industrie e tecnologie.

La flessibilità forzata ha contribuito non solo a un diffuso senso di insicurezza, ma anche a una difficoltà crescente nell’accesso a diritti fondamentali come quelli al credito o all’abitazione, il cui ottenimento presuppone una stabilità lavorativa. Avere casa non deve essere un lusso, ma un diritto. L’obiettivo dovrebbe essere quello di creare un mercato del lavoro più inclusivo e giusto, che non lasci indietro nessuno, e che possa offrire a tutti gli stessi diritti e le stesse opportunità, indipendentemente dalla tipologia di contratto o dalla regione di residenza. L’obiettivo, però, resta un altro: non l’emancipazione attraverso il lavoro, ma dal lavoro. Lavorare meno e vivere meglio non dev’essere un’utopia ma un obiettivo concreto.