L'eterno cliché dell’amore impossibile, il pathos, le ville coloniche, un impeccabile abito da sposa. Tratto dal romanzo omonimo di quel romanticone di Nicholas Sparks, il film The Notebook (Le pagine della nostra vita) di Nick Cassavetes resta senz'ombra di dubbio tra le storie d’amore cinematografiche più celebri e struggenti di questo millennio. A distanza di 20 anni tondi tondi dalla sua uscita nelle sale, oltre a vantare un bilancio di lacrime versate pressoché incalcolabile, la costumista Karyn Wagner ha rivelato alcuni curiosi dettagli a proposito di quel guardaroba così squisitamente rétro. E in particolare sul wedding dress di Allie (Rachel McAdams) per il suo matrimonio mancato.
Una candida mise giocata su lucida seta e delicate sovrapposizioni di pizzo. Indossata dalla giovane ereditiera durante una prova in vista delle nozze con il rampollo Lon Hammond Jr. (James Marsden). Senza però mai giungere all’altare, perché ancora perdutamente innamorata di Noah (Ryan Gosling), aka quel carismatico falegname conosciuto a Seabrook Island durante l’estate del 1940.
Sebbene il periodo storico di riferimento del film sia il decennio a ridosso della Seconda Guerra Mondiale, ad aver ispirato questa fashion-rêverie è uno specifico abito da sposa apparso solo successivamente. E per la precisione, il 18 aprile 1956. Stiamo parlando nientemeno che del vestito bianco sfoggiato dalla principessa Grace Kelly in occasione del suo matrimonio con il principe Ranieri III di Monaco. Contrassegnato da quel delizioso corpetto in pizzo Bruxelles e diventato uno dei cult più amati e imitati di sempre per il gran giorno.
Il motivo della reference? «L’alleanza con il pubblico» dichiara Wagner a People, perché «ci sono certe forme che tutti riconoscono. Vedi quella forma e sai immediatamente dove si trova il tuo personaggio. Grace Kelly è una di quelle, anche se non sapete veramente chi sia, sicuramente avete visto le fotografie del suo matrimonio. Sono alcune delle immagini più iconiche di sempre».
Dunque, un simbolo di regalità, nonché un’espediente nella retorica estetica che sottende la posizione sociale estremamente benestante della famiglia di Allie, contrapposta a quella di Noah. Come, d’altro canto, viene visivamente codificato in tutto il resto dei costumi. E a rimarcarlo ulteriormente è il maestoso velo che completa l’outfit nuziale. «Tornando alle leggi suntuarie durante la Seconda Guerra Mondiale, non si poteva avere un velo così grande a meno che non fosse quello della tua bisnonna dell'epoca vittoriana o fossi abbastanza ricco da farlo arrivare dalla Francia e dire: 'Non mi interessa quanto costa, mia figlia si sposerà e avrà un velo di otto piedi'» spiega la costumista.
Ma dalle sue dichiarazioni le curiosità non finiscono qua: il suddetto abito da sposa è stato addirittura cucito addosso ai dubbi del personaggio riguardo al matrimonio, in quanto appositamente progettato per essere scomodo. «Volevo che l'abito le facesse capire che non era felice», afferma Wagner. Riflettendo, pertanto, il suo disagio.
Insomma, se l’abito nuziale di Grace è stato il sigillo di una royal love story da sogno, quello di Allie è più paragonabile a un'epifania, un invito a fare dietrofront dal suo promesso sposo e tornare al suo amore proibito. Vestita in un chicchissimo tubino carta da zucchero «ispirato ai quadri di William Turner». Sotto la pioggia scrosciante e il battito cardiaco a quattro tempi.