L'ultimo paradiso conosciuto: siamo stati nelle isole Raya Ampat

È l’ecosistema corallino più ricco del mondo, e si trova dove si incontrano due oceani, proprio sopra l'Equatore. A bordo di una barca molto speciale abbiamo seguito un equipaggio di vagabondi del mare che esplora le isole di West Papua, Indonesia. Tra tartarughe, mante nere come batman, picnic notturni su spiagge di zucchero, coralli che scoppiano come bolle di sapone. E abbiamo trovato anche il wobbegong, lo squalo che sogna di essere un tappeto. Ecco le foto e il racconto del nostro viaggio
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created by dji cameraAshley Drody Photography

Questo articolo è pubblicato sul numero 9 di Vanity Fair in edicola fino al 28 febbraio 2023

«Guarda laggiù, c’è una barca!».
«Ma no, deve essere un’isola».
«Secondo me è una nuvola».

Da queste parti non è sempre facile distinguere quello che si presenta all’orizzonte. Spesso ricorri al binocolo, e puntando al mare ti senti davvero come il capitano Cook. Da quando il leggendario esploratore del Pacifico passò di qui 250 anni fa con il suo veliero Endeavour le cose non sono cambiate molto: delle 18 mila isole che formano lo Stato-arcipelago dell’Indonesia, quelle di Raja Ampat, a 4 ore di volo da Giacarta ma un universo più in là, sono fatte di corallo antico 50 milioni di anni, emerso chissà quando nella notte dei tempi. 

 Il «beach club» allestito per gli ospiti del Rebel su una delle spiagge deserte di Raja Ampat («I quattro re»).

La master cabin a bordo del Rebel è una vera suite, con un grande bagno, letti da hotel e molte finestre.

Tanto per capire, la roccia emersa più antica del mondo si trova a Misool, poco lontano da qui: ha 490 milioni di anni. In pratica stiamo navigando nella preistoria, tra faraglioni verdi coperti all’inverosimile di alberi e palme, che si aprono all’improvviso per fare spazio a una spiaggia deserta e bianca come zucchero, di una bellezza e perfezione tali che ogni brochure di paradisi esotici visti finora al confronto diventa un niente di speciale.

La barca Rebel a Raja Ampat (Indonesia). Lunga 30 metri, ha 5 cabine ed è stata costruita dai maestri d’ascia di Sulawesi e trasformata in un «boutique hotel» galleggiante dall’operatore internazionale Rascal Voyages.

Raja Ampat è tra i 10 luoghi migliori del mondo per immersioni e snorkeling: il 70% del corallo del mondo e creature rarissime si trovano qui. 

Ci arriviamo tra oh di meraviglia sul nostro gommone elegante con la scritta «Rebel», l’unica imbarcazione in circolazione, che carico di maschere, pinne, manicaretti (c’è anche un baule-cocktail bar) e tavole da surf, approda come l’astronave di un’altra civiltà. 

Le tartarughe marine si incontrano ogni giorno anche sui fondali bassi.

Nel Kali Biru, il «Blue River», a Waigeo, ci si può tuffare. Tutta la zona è sacra alle popolaziooni locali, che ci hanno accompagnato per essere sicuri che non andassimo alla sorgente, luogo tabù.

C’è anche un unicorno gonfiabile per galleggiare nella laguna, ma alcune aquile di mare dalla pancia bianca arrivano in picchiata e lo scrutano un po’ ostili volteggiando intorno.
Il cielo è magico, luminoso e terso, la spiaggia da top ten, il paesaggio un’Amazzonia caduta in acqua, e questo basterebbe per arrivare fino a qui dopo tre voli e molte ore in aeroporti remoti dai nomi sconosciuti (l’ultimo si chiama Sorong, ricorda Paperopoli).
Ma il tesoro di Raja Ampat, in realtà, è sotto il mare. Siamo in un angolo di Indonesia che geograficamente è in Nuova Guinea, esattamente sull’equatore, e proprio dove il Pacifico e l’Indiano si incontrano. Due oceani, una linea immaginaria, la più grande concentrazione di coralli del mondo: il 75% delle specie esistenti sono qui, compreso lo spassoso corallo-bolla, che sembra scoppiarti davanti agli occhi. E il corallo non è solo, ci vivono oltre 1.600 specie di pesci, tartarughe marine, mante nere «melanistic» che volteggiano senza fretta nell’acqua bassa, così placide e a portata di maschera che quasi non ci credi. E anche la barca che ci fa da casa per una settimana è fuori dal comune.

A bordo del Rebel si mangia benissimo: lo chef per imbarcarsi ha lasciato l'Aman hotel di Moyo Island, uno dei più lussuosi dell'indonesia.  

Perché non siamo venuti qui in gommone: il tender delle meraviglie appartiene al Rebel, una delle due barche che la compagnia Rascal Voyages (rascalvoyages.com) ha progettato appositamente per queste acque: tutta in legno teak e ironwood, è stata costruita sull’isola di Sulawesi, la capitale indonesiana dei maestri d’ascia tradizionali, ma con l’idea di creare spazi ampi introvabili in genere su un’imbarcazione. Per cui cabine che sono a tutti gli effetti suite d’hotel, bagni grandi con vere docce, verande giganti con divanoni e poltrone che nella notte si trasformano in un cinema sotto le stelle con vista coralli.
Un'altra loro missione: il divertimento. Ogni genere di canoa, kayak, sci nautico con i gonfiabili, festicciole su isolotti deserti, aperitivi sul tetto, danze notturne sulla spiaggia, si può improvvisare.

An area of the Raja Ampat Islands known as "The Passage"Chris Hannant

Del resto questo hotel eco-chic galleggiante, solo apparentemente semplice con il suo scafo blu e bianco che di sera è illuminato come una lanterna del Wayang Kulit, il teatro delle ombre di Giava, in realtà ha la firma discreta ma decisiva di Charles Orchard, ovvero iBal Designs, grande nome dell’hotel interior in Asia.
Visitare il nulla assoluto nell’ecosistema più ricco del mondo, conquistare l’inesplorato nel massimo comfort, a metà tra una spedizione oceanografica, un 5 stelle di gran gusto e il viaggio della vita, diventa possibile grazie a un equipaggio così allegro ed efficiente che due ospiti americani (si prenota tutta intera per dieci fortunati amici, oppure «alla cabina») prima di sbarcare lo hanno invitato in blocco a casa loro a New York.
Cruciale è lo chef, Ginseng, che non è improvvisato: arriva nientemeno che dall'hotel Aman di Moyo Island. Allestisce le sue grigliate a sorpresa sulla spiaggia intrecciando una a una foglie di palma benauguranti, e mescolando alta cucina, muesli fatto in casa, banchetti asiatici e uova alla Benedict perfette nel mezzo del nulla, prima di servire aperitivi epici nel tramonto rosso fuoco sul tetto-rooftop (serve anche per lo yoga dell’alba, per tuffarsi tutti insieme sfidando l’altezza e, volendo, anche per giocare a «fish golf» puntando l’oceano: la palla è perfetta ma poi ti accorgi che in realtà è fatta di cibo per i pesci... in pratica in mare piovono polpette).

La experience boat Rebel in navigaizone tra i faraglioni verdi, quasi tutti inabitati, a Raja Ampat. 


Ma tutto, nel programma che appare al mattino sulla lavagnetta, è a prova di lista dei desideri. Ogni momento è da ricordo indelebile. Vuoi seguire lo spruzzo di una balena apparsa all’improvviso? O seguire tutto il giorno una tartaruga marina che sgranocchia da un corallo verde simile a un grande fungo fluorescente? E magari nuotare nel Blue River, trasparente come vetro e sacro alla popolazione, tanto che ti accompagnano loro a cercarlo in mezzo alla giungla. Oppure superare il brivido e tuffarti in mare nella notte scura con una torcia a cercare il rarissimo e pacifico wobbegong, lo squalo-tappeto, probabilmente il più stravagante animale marino mai visto.
Sta schiacciato come una frittata sul fondale, e ti guarda assonnato ma con gli occhietti ben aperti, come dire: «Non ci credo, mi avete trovato: che siete venuti a fare?». 
Caro wobbegong, creatura degli abissi, siamo venuti a vedere quanto è meravigliosamente bello il mondo.

Le mante di Raja Ampat sono un incontro praticamente garantito. C'è anche la rara black manta, completamente nera, che ricorda un po' Batman. 

Una delle spiagge che si incontrano durante il sea safari a Raja Ampat, attrezzata dall'equipaggio del Rascal per passarci la giornata. 

Ashley Drody Photography

Cena tradizionale balinese a bordo.

 I faraglioni di Wayang, tra i punti più belli della navigazione. 

Chris Hannant

Le rare black manta che abbiamo incontrato il secondo giorno all’isola di
Mansuar. 


Emma Holman

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