Paul Mescal contro Pedro Pascal: le prime foto in esclusiva del Gladiatore 2

Nel sequel di Ridley Scott, una nuova generazione di guerrieri si scontra in una Roma selvaggia: «È piuttosto cruento». Il primo sguardo esclusivo di Vanity Fair dentro l'attesissimo film
Paul Mescal and Pedro Pascal wielding swords draw blood in Gladiator II.
Sword and Scandal: Paul Mescal and Pedro Pascal draw blood in Gladiator II.Aidan Monaghan/Paramount Pictures.

Paul Mescal si gira e guarda fuori dalla finestra mentre parla della sua interpretazione di un guerriero che lotta per la propria vita nel tanto atteso sequel del Gladiatore di Ridley Scott. La luce colpisce gli angoli del suo viso squadrato e per un momento è facile immaginarlo come un busto di marmo millenario. «Il mio è un naso romano», dice. «Quindi utile in questo contesto. Il naso che odiavo quando ero al liceo e per cui mi prendevano in giro è diventato perfetto quando Ridley ha avuto bisogno di qualcuno per Il Gladiatore 2».

Il Lucius di Paul Mescal si lava le mani nella sabbia, proprio come faceva il Maximus di Russell Crowe nel Gladiatore originale. Il primo trailer de Il gladiatore II sarà disponibile il 9 luglio.

Aidan Monaghan/Paramount Pictures.

Mescal non si aspettava che il ruolo che l’ha rivelato al pubblico del sensibile e ambizioso Connell Waldron nella serie romantica Normal People lo avrebbe portato a interpretare un feroce eroe armato di spada nel seguito di quello che è stato premiato come miglior film del 2001. Ma l'adattamento romantico del bestseller di Sally Rooney fu galeotto. «Quando guardo qualcosa, prendo nota di chi mi sembra interessante», spiega il regista. «È semplicemente nel mio DNA. E così, quasi quattro anni fa, guardando un programma televisivo che non era proprio il mio genere, mi sono domandato chi fosse quel ragazzo». Nel momento in cui la possibilità di realizzare Il Gladiatore 2 è diventata più concreta, Scott ha organizzato uno Zoom con Mescal mentre l'attore era impegnato a Londra nella rappresentazione di Un tram che si chiama Desiderio. «L’ho incontrato e mi ha detto: “Certo, mi piacerebbe farlo”. E questo è tutto», dice Scott. «Eravamo pronti e siamo partiti. È stato un incontro speciale. Era assolutamente perfetto».

È successo davvero così velocemente, conferma Mescal. «Abbiamo parlato per circa 20-30 minuti», dice. «Volevo avere un’idea della trama, poi abbiamo trascorso gli ultimi dieci minuti a parlare dello sport che ho praticato da ragazzino: il calcio gaelico. Forse è una cosa che mi ha aiutato, in quanto mi sono abituato a usare il mio fisico». Si era parlato anche di un possibile test con la telecamera, ma Scott ha deciso che non ce n’era bisogno. «Se la memoria non m’inganna, credo che la proposta mi sia arrivata nel giro di due o tre settimane», dice Mescal.

Il generale romano Acacio di Pedro Pascal è «un uomo profondamente pentito della sua vita e che non sa dove andare a parare», dice il regista Ridley Scott.

Aidan Monaghan/Paramount Pictures.

Adesso, con Il Gladiatore 2 in uscita nelle sale il 22 novembre, sono pronti a raccontare al resto del mondo da che punto ripartirà la storia negli anni successivi al sacrificio di Massimo, interpretato da Russell Crowe, che ha dato la vita rovesciando la leadership di una società decadente e corrotta. Il personaggio centrale interpretato da Mescal è Lucio, il giovane figlio di Lucilla (Connie Nielsen) la nobildonna del film originale. Quest’ultima ritorna anche nel sequel, interpretando una delle poche figure storiche reali nella trama altrimenti immaginaria del Gladiatore: la figlia del defunto imperatore Marco Aurelio. Nel film originale Lucilla è descritta come un’ardente rivoluzionaria disperata per la direzione presa da Roma dopo la morte di suo padre.

Quando Il Gladiatore 2 riprende la sua storia, sono trascorsi decenni e Lucio è cresciuto lontano da sua madre. Lucilla lo ha mandato, ancora bambino, sulla costa settentrionale dell’Africa, fuori dall’influenza dell’impero romano. Non avendo mai compreso i veri motivi di questa scelta Lucio, più diventa forte, più vede crescere il suo risentimento, nonostante le ragioni della madre fossero nobili. «C’è un po’ il tema della Scelta di Sophie, quello di situazioni impossibili che ci costringono comunque a fare delle scelte», afferma Nielsen. «C’è un potere autoritario che si traveste da erede del governo repubblicano. Una farsa, giochi di potere, dentro cui restano intrappolati gli esseri umani. È un tratto che trovo sempre intrigante nelle storie di Ridley. Lui ci mostra l’effetto esercitato dal potere sugli individui e quello succede in un luogo in cui il potere non ha freni»..

Il Macrinus di Denzel Washington è un trafficante d'armi che vive in modo sfarzoso e mantiene una scuderia di gladiatori per lo sport.

Cuba Scott/Paramount Pictures.

Mescal ha colto nella storia un significato che va oltre l’emozionante clangore delle spade, degli uomini che affrontano animali selvaggi o si sfidano in combattimenti mortali con i loro simili per il divertimento delle masse. «Si tratta di quello che gli esseri umani sono disposti a fare per sopravvivere, o per vincere. Lo vediamo nell’arena, ma anche nella lotta politica che si snoda al di là del mio personaggio, dove assistiamo ad altre lotte per la conquista del potere. Dov’è lo spazio per l’umanità? Dov’è lo spazio per l’amore, i legami familiari? Ti domandi se alla fine avranno la meglio sull’avidità e il potere. Si tratta di conflitti che accompagnano frequentemente la vicenda umana».

L'attore parla della sceneggiatura del Gladiatore 2 con più affetto di quanto ne abbia mai mostrato Crowe per quella originale del primo film. Crowe ha più volte affermato di aver quasi abbandonato il film perché riteneva che fossero poche le pagine veramente valide. Ha raccontato che lui e Scott avevano rielaborato la storia durante le riprese, trasformandola nel film di successo che infine è arrivato sul grande schermo. Alla domanda se si ricordasse di queste dichiarazioni, Nielsen ride e risponde: «Mi ricordo come si sentiva Russell. Ricordo che aveva certamente opinioni e sentimenti».

Connie Nielsen torna nel ruolo di Lucilla, la madre di Lucius, che nel primo film era solo un ragazzo. «Lucilla ha una sola debolezza: il suo bambino», dice la Nielsen.

Cuba Scott/Paramount Pictures.

«Il processo creativo di Ridley tende a essere estremamente collaborativo», aggiunge. «È molto aperto ai suggerimenti e alle idee, e questo è ciò che lo rende un regista da sogno. Ti sente, ti vede e io, per esempio, mi alzo ogni mattina con la mia lista di idee che gli presento e discuto con lui. So che riuscirò a portare a casa alcune cose. Per altre continuerà a seguire il suo istinto. È stato così anche per Il Gladiatore 1. Ecco perché lui non ha alcun problema a gestire uno come Russell che dice che “Ci sono solo 23 pagine utilizzabili”. Un altro regista lo avrebbe tranquillamente spedito a quel paese».

Quando Il Gladiatore 2 si apre con Lucio che ha una moglie e un figlio e vive una vita relativamente tranquilla con loro, finché la sua terra natale viene aggredita da invasori. «Si è stabilito in una città costiera della Numidia. È un uomo con occhi azzurri, pelle chiara e capelli rossi, e non potrebbe essere più diverso dagli abitanti del luogo», dice Scott. «È una delle ultime civiltà sopravvissute, mentre i romani iniziano a scendere nel Nord Africa e a conquistare tutto».

Fred Hechinger nel ruolo dell'imperatore Caracalla, metà di una coppia di fratelli che governano una Roma decadente e corrotta.

Aidan Monaghan/Paramount Pictures.

A guidare questa invasione c’è il Marco Acacio di Pedro Pascal, un generale romano che si dice sia stato addestrato come giovane ufficiale dal personaggio di Crowe, sebbene nel primo film non si veda. È uno dei fili creati per collegare il sequel con Massimo. «Questo film ha un’identità modellata dalla sua eredità. Non avrebbe senso non fosse così», dice Pascal. Descrive Acacio come un combattente che «ha imparato dal migliore, dal quale ha ovviamente assorbito un codice d'onore radicato nel suo allenamento e nella sua esistenza. Ma alla fine è comunque una persona diversa. Questo può cambiare quello che è. Massimo è Massimo, non se ne può realizzare una copia identica. Per questa ragione però Acacio è capace di cose diverse».

Entrambi hanno fatto della brutalità il loro mestiere, ma mentre il guerriero di Crowe era un maestro del controllo, Pascal dice che il suo personaggio è uno che si è lasciato trasportare dalle circostanze. «Devono succedere molte cose prima che uno riesca a fermarsi e mettere in discussione ciò che ha fatto. A quel punto non è più possibile cambiare», spiega. «È un generale molto, molto bravo, il che può significare un ottimo assassino.». Per Lucio, Acacio è il simbolo di tutto ciò che detesta. «Il film inizia con l’arrivo dal mare della flotta romana che devasta la Numidia», dice Scott. «È piuttosto cruento».

Brick Wall Paul: «È diventato così forte. Preferirei essere gettato da un palazzo piuttosto che dover combattere di nuovo con lui», dice Pedro Pascal.

Aidan Monaghan/Paramount Pictures.

Lucio, un tempo nipote dell'imperatore di Roma, si ritrova prigioniero. «Quando sei prigioniero di guerra a Roma, se sei ferito, vieni eliminato. Se sei in buone condizioni, verrai messo a servizio da qualche parte, fatto schiavo o portato a combattere a morte nell’arena», dice il regista. Questo porta a un colpo di scena che il regista non ha problemi a rivelarci: «La sorpresa è che, quando arriva a Roma come prigioniero e fa il suo primo combattimento, rimane scioccato alla vista della madre. Non sapeva se fosse viva o no. Come potrebbe? Non aveva lo smartphone. Non c'erano i quotidiani. E nel palco reale vede sua madre, dopo vent’anni, decisamente in forma. Ed è in compagnia del generale con cui si è trovato faccia a faccia sulle mura in Numidia».

Lucilla non riconosce il figlio in quella creatura malridotta nell’arena e non ha idea del sanguinoso intreccio tra lui e l'uomo che ama. «È una donna che ha subito una grave perdita e per lei Pedro Pascal è come un dono arrivato dal cielo», afferma Nielsen. «Un dono per lei, un dono anche con cui recitare e lavorare. Io lo adoro, ed è perfetto per questo ruolo. È uno di quei rari attori che al cuore, e all’anima associa un’incredibile capacità di trasformarsi».

Ridley Scott dirige Paul Mescal in una foto dietro le quinte de Il gladiatore II.

Aidan Monaghan/Paramount Pictures.

Naturalmente, Lucio e Acacio incroceranno ancora le loro spade, ma a quel punto Lucio è ormai pronto a combattere tutto e tutti. «In questo senso il protagonista è il classico “giovane arrabbiato”, con la lucidità di vedere come Roma si sia piegata su sé stessa», dice Mescal. «Roma rappresenta l’esperienza di abbandono che ha segnato la sua infanzia. All’improvviso viene catapultato di nuovo in quel mondo e ritrova tutte le cose che pensa di odiare e alle quali non si sente più legato».

Nel corsso della storia, l'eroe riluttante incontra diversi personaggi pittoreschi e ambigui. Denzel Washington interpreta Macrino, un affascinante intermediario di potere. «Denzel è un trafficante d'armi che fornisce cibo agli eserciti in Europa, fornisce vino e olio, produce acciaio, fabbrica lance, armi, cannoni e catapulte. Quindi è un uomo molto ricco. Invece di avere una scuderia di cavalli da corsa, ha una scuderia di gladiatori», dice Scott. «È splendido. Guida una Ferrari dorata. Gli ho procurato un carro dorato».

Alla domanda se Macrino con i suoi combattenti sia buono o crudele, il regista scherza: «Per i ragazzi che combattono nell'arena immagino sia indiscutibilmente crudele, o no?».

Joseph Quinn nel ruolo dell'imperatore Geta. Ridley Scott definisce i fratelli regnanti «merce danneggiata dalla nascita».

Aidan Monaghan/Paramount Pictures.

La leadership di Roma è altrettanto sadica. Il vasto impero è governato da due fratelli relativamente giovani: Fred Hechinger (Thelma) è l’imperatore Caracalla e Giuseppe Quinn (Stranger Things) l’imperatore Geta. Scott dice che per controllare Acacio minacciano Lucilla. «Una leva da usare nel caso sia necessario», spiega il regista. «Caracalla e Geta sono gemelli e sono certamente dannati sin dalla nascita». La loro leadership è un presagio della fine di secoli di dominio romano nel mondo antico, e Scott li descrive come una sorta di capovolgimento della leggenda dei due fratelli allevati da una lupa, che si dice abbiano fondato Roma: «In quel momento è tutto in bilico, con tutta la brutalità, la crudeltà e gli sprechi, e i due principi, ovviamente, non se ne rendono nemmeno conto. In un certo senso, sono quasi una replica di Romolo e Remo».

La rabbia che Lucio prova verso tutti loro trova sfogo nelle sue battaglie con Acacio. «È brutale e violento. Io lo chiamo “Paul Muro di Mattoni”», dice Pascal. «È diventato fortissimo. Preferirei essere buttato giù da un palazzo piuttosto che dover combattere di nuovo con lui, affrontare uno così in forma, dotato di tanto talento e molto più giovane… A parte il fatto che Ridley è un genio assoluto, Paul è un ottimo motivo per mettere il mio corpo a disposizione di quell'esperienza».

«Volevo fare il maggior numero di acrobazie possibile», racconta Paul Mescal. «C'erano due o tre cose che non mi era permesso fare per l'assicurazione, ma volevo essere in prima linea».

Aidan Monaghan/Paramount Pictures.

Mescal dice che nel suo allenamento si è concentrato sulla coreografia del combattimento, piuttosto che su esercizi per scolpire i muscoli per affermarsi come un sex symbol. «Volevo solo essere grande e forte ed essere credibile nei panni di uno che può causare un po' di danni quando il gioco si fa duro», dice. «A volte, se non si sta attenti, la ricerca dell’aspetto perfetto, può finire per trasformarti più in un modello di biancheria intima che in un guerriero».

Apparire gradevole alla vista, è stato un effetto collaterale dell’allenarsi a polverizzare un avversario in un combattimento all’ultimo sangue. «I muscoli iniziano a gonfiarsi, e in un certo senso questo può essere considerato esteticamente piacevole, ma c’è qualcosa nel rafforzamento del proprio fisico che ti dà semplicemente una sensazione nuova. Ti muovi e comporti in modo diverso», dice Mescal. «Ha un impatto su di te a livello psicologico che torna utile per il film».

«Stiamo assistendo a questa cosa incredibilmente disumana, ma per qualche motivo ci si diverte ancora», dice Paul Mescal. «C'è qualcosa di radicato nella psicologia di tutti noi che trovo profondamente preoccupante».

Aidan Monaghan/Paramount Pictures.

Il Gladiatore 2 ha un significato speciale per Scott, che a 86 anni è ancora in piena attività e ogni uno o due anni sforna almeno un film di portata epica. Quello che in genere non fa, è rivisitare il suo lavoro per un sequel. «Sono stato lento in partenza», dice. «Mi spiego, avrei dovuto fare i sequel di Alien e Blade Runner. Con gli anni si cambia. All’epoca, non volevo ripetere l’esperienza. Così ad Alien ci hanno pensato Jim Cameron e poi David Fincher». Decenni dopo la prima uscita, Scott intendeva dirigere il seguito di Blade Runner, ma poi si è presentata l'opportunità di rivisitare l’universo di Alien con Prometheus del 2012 e ha ceduto la sedia di regista a Denis Villeneuve. «Ero dispiaciuto, anche se ha fatto un buon lavoro», dice Scott.

Scott era determinato a tenere per sé il secondo capitolo del Gladiatore. Un potere che sui produttori dei suoi film precedenti non aveva esercitato. «Sono l’autore di due franchise. La maggior parte dei registi di Hollywood – certamente, diciamo, al mio livello – non avrebbero ceduto. Ma Alien era il mio secondo film, quindi non avevo molta scelta. E Blade Runner è stato il mio terzo. Anche in questo caso non avevo scelta, perché avevo partner molto difficili. È stato una specie di “Benvenuto a Hollywood”». Dice che l'opzione di realizzare quei sequel negli anni '80 semplicemente non esisteva: «Non mi è mai stato detto o chiesto. È facile immaginare che non ne fossi felice».

Il Lucius di Paul Mescal guarda l'armatura dell'arena indossata dal Maximus di Russell Crowe nel Gladiatore originale.

Aidan Monaghan/Paramount Pictures.

Il Gladiatore 2 significa molto per Scott perché nella trama è impressa parte della storia personale di Scott. Nato nel 1937 nel nord-est dell'Inghilterra, da ragazzo si ritrovò catapultato nella terra di un nemico che aveva imparato a disprezzare durante la sua infanzia nel corso della Seconda guerra mondiale. «Sono un figlio della guerra, quindi dormivo sotto le bombe in un rifugio di Anderson. Dunque, potevano mai piacermi i tedeschi? Direi di no», dice. Suo padre, generale di brigata nei Corps Royal Engineers, contribuì a progettare porti di fortuna per l'invasione del D-Day, ma dopo la fine della guerra trasferì la sua famiglia proprio nella nazione che aveva combattuto. «Nel 1947, avevo 10 anni e sono stato spedito in Germania per vivere ad Amburgo e Francoforte, perché mio padre era in prima linea nella ricostruzione della Germania nell’ambito del Piano Marshall», racconta Scott. «Ovviamente, in quel momento mi trovo anch’io lì in prima linea. Questa è la mia formazione».

Il Lucio di Mescal percepisce la possibilità di cambiare le cose in meglio, se il suo disprezzo per ciò che rappresenta Roma glielo consentirà. «Non vuole avere niente a che fare con l’immagine di Roma. Inizialmente non vuole averci niente a che fare, se non distruggerla», dice Mescal. «I romani erano individui selvaggi e rozzi. Passavano da un continente all’altro seminando distruzione nelle comunità e nelle nazioni. Il film non si sottrae alla descrizione della brutalità di questa situazione e degli imperatori che la comandano. Il protagonista fa i conti con la corruzione del potere. In questo è assolutamente chiaro. Non ha paura dell’establishment per cui, a ragione, rappresenta un pericolo».

Paul Mescal è l'uomo dell'arena nel Gladiatore II, girato in gran parte a Malta e in parte in Marocco. "È stato come prendere Game of Thrones e moltiplicare le dimensioni", dice Pedro Pascal, che ha interpretato la Vipera Rossa nella serie HBO. "Sono stato su set così grandi e non ho mai visto nulla di simile".

Courtesy of Paramount Pictures.

Così come Lucio deve decidere se ci sia qualcosa da salvare a Roma, o se preferisce vederla bruciare, Scott ricorda di aver visto suo padre trasformarsi, in Germania, da distruttore a costruttore. Nonostante fosse solo un ragazzo, anche Scott percepì quel cambiamento dentro di sé. «Mio padre era molto favorevole all’idea di dare alla Germania la possibilità di riprendersi. Quando arrivammo lì, era come se fosse caduta una bomba H», dice. «Quando finì il suo lavoro e stavamo per andarcene, i tedeschi non volevano che partisse. Gli offrirono la direzione dell'autorità portuale, ma lui rispose: “Devo tornare a casa”. Tuttavia, è strano, io penso che avrebbe dovuto accettare quel lavoro. Lo ricorderò sempre, sono il ragazzo che gli disse: “Accetta il lavoro!". Mi dissero di stare zitto».

Oggi Scott vede i conflitti del mondo contemporaneo nei termini delle battaglie inutilmente punitive che hanno segnato quello antico. Descrivendo l'atmosfera politica che esplora nel Gladiatore 2, il regista dice: «La leadership è nel caos più totale. Ci sono i demagoghi, è la parola giusta. Quelli che comandano sono fuori di testa e tutti hanno troppa paura di contrastarli. È una situazione che in questo momento mi è familiare».