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Gli piaccio davvero? Allora non vale la pena uscire con lui

Perché ci succede di perdere interesse per una persona quando capiamo di piacerle? Se lo chiede qualcuno a cui capita sempre. E pensa sia colpa del capitalismo
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Amore e autostima: «Perché penso sempre che, se gli piaccio, non vale la pena uscire con lui»

È divertente. È in forma. È tatuato. È interessante. È bravo in tutto. Sento che, più sono me stessa, più gli piaccio. Posso perfino immaginarmi sposata con lui. E tuttavia, per qualche incomprensibile motivo, l'idea di un appuntamento con lui mi appare inconcepibile. Vorrei stargli sempre vicino, ma, allo stesso tempo, desidero fuggire da questa sensazione. La prospettiva di incontrare qualcun altro non mi entusiasma, perché non credo che quel qualcuno altro potrebbe dimostrarsi alla sua altezza, ma resta il fatto che non credo di potermi mettere con lui.

«Stai dando un calcio nel sedere alla tua fortuna!», esclama esasperata una mia amica, dato che mi lamento tutto il tempo con lei del fatto che gli uomini non sono interessati a me. «È molto meglio di quell'altro, quell'insegnante che hai conosciuto. E gli piaci davvero. Ti capisce e va anche d'accordo con tutti i tuoi amici». Non sapevo davvero cosa rispondere, perché aveva pienamente ragione. Senonché, non molto tempo dopo, un'altra amica ha condiviso con me un video di TikTok in cui una persona chiamata @_badgersett spiega come il modo in cui affrontiamo le relazioni sia condizionato da due principi di matrice capitalistica. Il primo, dice, è quello secondo cui più una cosa è rara, più ha valore. Quindi, l'amore disponibile in quantità industriale, in modo incondizionato, come probabilmente dovrebbe essere il vero amore, è considerato meno prezioso di quello che latita, che ci viene negato, per il quale dobbiamo lottare. Ed ecco il secondo principio: l'amore è una conquista, qualcosa che si guadagna attraverso le buone azioni e l'impegno, e sono quelle azioni e quell'impegno, alla fine, a determinare il tuo valore.

Sembrava che stesse parlando di me.

Penso a quanto ho dovuto lottare per conquistare il mio ex ragazzo. Ero disposta a fare di tutto per stare con lui. Siamo stati amici per un anno e mezzo prima di iniziare a frequentarci. Leggevo libri difficili e mi segnavo i passi più brillanti per poterglieli poi citare e fare la figura della persona intelligente. Indossavo i vestiti che gli piacevano, quelli aderenti, che abbracciano la silhouette, mi intrufolavo in certi gruppi solo per potergli dimostrare che ero stata accettata. Alla fine, lui si è girato verso di me e mi ha detto: «Credo che ormai sia chiaro cosa provo per te». Mi sono sentita come se il cuore stesse per scoppiarmi, come se nient'altro potesse avere importanza. Ma, anche dopo che lo avevo finalmente conquistato, il suo comportamento era contraddittorio. Un minuto sembrava presissimo da me, mi diceva che ero tutto ciò di cui aveva bisogno, dopodiché spariva per stare con i suoi amici, senza dirmi dov'era. Ma era proprio in quei momenti, quando si rendeva irreperibile, che sentivo di amarlo di più.

Mia madre si arrabbia quando le racconto queste cose: «Vuoi stare solo con persone che ti fanno soffrire, a cui non importa niente di te!», commenta. Già, come se lo facessi apposta. Non so se si possa fare qualcosa per cambiare il mio modo di essere, per farmi piacere le persone a cui piaccio. Sono pur sempre il prodotto di un sistema capitalistico, anche se lo odio. Credo che un buon modo per iniziare potrebbe essere quello di identificare il mio schema comportamentale: a quel punto, seguirlo dovrebbe risultare meno allettante. Ma, a parte questo, la storia è sempre la stessa: è una questione di amore e di autostima. Devo imparare a volermi bene, a fare pace con tutti i lati di me stessa, anche quelli negativi. Devo accettare il fatto che a volte sono molto silenziosa e mi sembra di non avere pensieri interessanti da condividere; che la mia mente tende a essere un po' lenta e pertanto trovo difficile stare al passo con i discorsi degli altri; che non riesco mai a essere colpita dalle cose belle al punto di scoppiare in lacrime. E forse un giorno, nonostante tutto questo, mi vorrò abbastanza bene da permettere a un uomo di amarmi, di amarmi davvero, non per quello che faccio, ma per quella che sono.

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Questo articolo è stato pubblicato originariamente su British Vogue.