L'estate delle brat girls

Sfacciate, «cattive», trasgressive e irregolari. Charli XCX è la boss di una nuova tendenza giovanile tutta femminile. Ed è un po' confusing
charli xcx

La sentite anche voi quest'aria di ribellione femminile un po' maleducata? Nell'estate in cui nel mondo Taylor Swift conquista un territorio dopo l'altro come a Risiko a colpi di tappe del suo Eras Tour, nella musica avanza un popolo molto rumoroso, una massa crescente di dissidenti interna al pop e alla cultura giovanile: le brat. Dal dizionario inglese: monella, mocciosa, ragazzina viziata. In realtà, per capire cosa vuol dire oggi questa parola, tocca andare a guardare al fenomeno Charli XCX, vera leader ispiratrice del trend, che per non lasciare dubbi a nessuno ha intitolato il suo album proprio così: Brat. È stata lei a cominciare tutto, a mettere nero su bianco, anzi nero su verde acido come lo sfondo della copertina, il concetto: siamo brat, siamo forti, sicure di noi, trasgressive, audaci. Basta con la dolcezza e i cuoricini, basta con la positività, che quando è troppa fa tutto il giro e diventa tossica, basta con la perfezione che sa di plastica, basta con le buone maniere.

Nella musica l'attitudine è tutto, si sa. Nel pop conta anche più della musica stessa. Charli XCX su questo sta costruendo la sua fortuna e un brand che intercetta un nuovo tipo di coolness giovanile. Inglese di origini indiane, Charli oggi ha 31 anni ma è in giro da quando ne aveva 16, e nel tempo ha coltivato una nicchia abbastanza grande da meritarsi la fama di paladina del pop alternativo, figura di culto dell'hyper pop, quel sottogenere tutto sintetizzatori e autotune e testi cupi, un mix di pop mainstream e avanguardia elettronica. Una Brat Charli lo è sempre stata: feste, club, droghe, sempre mezza nuda, sudore, estetica «brutta» à la Balenciaga come si usa oggi. Come ogni leader che si rispetti, ha anche scritto il manifesto delle brat, anzi lo ha cantato e filmato con il videoclip di 360. Nel video compaiono una serie di donne famose, tutto un gruppetto di irregolari dello showbusiness: tra le altre, Julia Fox (una così fuori di testa da sembrare un'artista performativa), Chloe Sevigny (icona anni Novanta di un film scorrettissimo e provocatorio, Kids, non esattamente la classica attrice politically correct hollywoodiana), Chloe Cherry (l'ex pornostar che nella serie Euphoria interpreta una tossica), Rachel Sennott (attrice anticonformista e pazzerella di Bottoms), Gabriette (modella che sta in una band punk rock). Sono sedute attorno a un tavolo e cominciano una discussione surreale sulla nuova «Internet girl» che devono trovare, altrimenti «ci estingueremo». Alla fine puntano la cameriera che le sta servendo perché ha delle grandi «waitress vibes» (vibrazioni da cameriera) e le fanno lo specchietto di come deve essere una it girl oggi: molto sexy ma in modo minaccioso, conosciuta ma nello stesso tempo inconoscibile, misteriosa. Il video è un ottimo esempio del mood di Charli XCX e del suo universo: un po' brutto e sporco e cattivo ma anche condito di grande senso dell'umorismo (del resto è inglese). Cattiva ma simpatica.

Figlia dello spirito dei tempi, ma non certo di un concetto nuovo. Negli anni Ottanta c'era già stato il Brat Pack, la banda di attori anticonformisti che al cinema incarnavano adolescenti incasinati. Rob Lowe, Emilio Estevez, Robert Downey Jr in film come I ragazzi della 56ª strada, Class, Bad Boys. E il Brat Pack letterario, con Breat Easton Ellis, Tama Janowitz, Jay McInerney e Jill Eisenstadt che arrivavano a rivoluzionare il mondo della narrativa. Anche con qualche choc elettrico, come Meno di zero, storie di ricchi adolescenti senza morale e sconnessi dagli altri e da tutto. Siamo ancora qui? No. Se quei brat anni Ottanta erano per la stragrande maggioranza maschi bianchi, oggi si aggiorna il concetto ai nostri tempi. Essere brat è diventata una conquista femminile e non solo bianca. Ma forse più che il Brat Pack, il riferimento di Charli e le sue sorelle è quella banda di ragazze interrotte anni Novanta-Duemila, quella unica grande chiesa di scoppiate che va da Britney Spears a Lindsay Lohan, gente che a un certo punto ha deragliato e lo ha fatto in modo plateale. Ai concerti, Charli XCX firma le bottigliette di popper dei fan, i suoi testi e la sua musica arrivano dalla club culture, la musica è pop ma l'atteggiamento è decisamente rock ‘n’ roll. Non che manchi il lato intimista e introspettivo. Girl, so confusing, canzone del suo nuovo album, è il manifesto della trentenne di oggi, confusa su chi è, con i ben noti problemi legati al corpo e all'immagine, ma anche i desideri e i riferimenti incerti. Ma siamo nel territorio dell'anti taylorswiftismo spinto, una nuova concezione di giovinezza più selvaggia, senza briglie e molto molto festaiola.

Che cosa sta succedendo? È una reazione al pop di plastica che sembra scritto dall'intelligenza artificiale? Ribellione al politicamente corretto che tutto invade? Naturale risposta post pandemica? Di certo, questa è l'estate delle ragazze brat. E forse è un po' confusing.