Leo Messi e Lamine Yamal: la storia della foto virale

Sono passati 17 anni dagli scatti che circolano in rete. In un calendario di beneficenza del Barcellona un ancora quasi sconosciuto Leo Messi faceva il bagnetto a Lamine Yamal, la nuova stella della Spagna
Messi Yamal
Messi Yamal

Poiché tutto è segno per quelli che credono, nella foto che in queste circola nel web - c’è Leo Messi che fa il bagnetto ad un bimbo di pochi mesi - vi legge in filigrana una profezia. Quella del campione che battezza il suo erede perché il bebè sorridente e avvolto in un asciugamano - ebbene sì - è Lamine Yamal, la stella della Spagna, il non ancora diciassettenne (li compie il 13 luglio) che sta incantando con i suoi colpi di magia a Euro 2024 e che stasera - nella prima delle due semifinali (diretta tv con fischio d'inizio alle 21 su Sky Sport e Rai Uno)- proverà a battere la Francia e portare la sua nazionale all’ultimo atto, quello decisivo per l’assegnazione del trofeo.

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La foto è stata pubblicata dal padre di Yamal e la storia che porta in dote è davvero bellissima. Dunque: poco meno di diciassette anni fa l’UNICEF - che all’epoca figurava sulle maglie del Barcellona - ideò una campagna pubblicitaria, con annesso calendario da regalare agli abbonati, come spesso si usa in questi casi. Il casting fu fatto andando a cercare quelle famiglie che in qualche modo, nei mesi precedenti, erano entrate in contatto con l’organismo internazionale. Tra di loro, la famiglia di Yamal, il cui nome completo - Lamine Yamal Nasraoui Ebana - riecheggia origini arabe. Il padre, marocchino, e la madre, della Guinea Equatoriale, ai tempi facevano parte di quella moltitudine di migranti che erano andati a cercare fortuna in Europa e si erano fermati a Barcellona. E lì, in Catalogna, nel comune di Esplugues de Llobregat, è nato il futuro fuoriclasse, che poi è cresciuto nel quartiere di Rocafonda, nel barrio di Matarò, sito nell’area metropolitana di Barcellona.

La famiglia di Yamal, una volta reclutata, partecipò con altre decine e decine di famiglie, al sorteggio indetto dall’UNICEF e alla fine risultò tra gli eletti. Fu così che un giorno i genitori di Yamal si presentarono al Camp Nou, la location indicata per i servizi fotografici. A dir la verità, nei ricordi dei genitori, ci fu soddisfazione, ma non entusiasmo, quando il piccolo venne affidato - per le foto - a Leo Messi. La Pulce aveva vent’anni, era arrivato a Barcellona quando ne aveva tredici. Aveva appena chiuso il suo terzo campionato con i blaugrana, il primo da titolare. Era una stella in divenire, un potenziale fuoriclasse a cui ormai sempre più addetti ai lavori pronosticavano un futuro da numero uno del mondo, ma - sia detto per dovere di cronaca - non era ancora il Messi che sarebbe diventato di lì a poco, all'improvviso e per sempre. Un anno dopo infatti, con l’arrivo di Guardiola, Leo trovò la sua centralità nel Barcellona; due anni dopo (2009) vinse il suo primo Pallone d’Oro. Insomma, le stelle di quella tarda estate del 2007 erano altre: Ronaldinho ed Eto’o, per dirne due.

Eppure quelle foto con l’anatroccolo di gomma, l’asciugamano, le carezze del campione al neonato - postate su Instagram dal padre di Yamal e impreziosite da altri scatti ritrovati del fotografo che diciassette anni fa aveva lavorato al servizio - oggi contengono quella poesia che sola sa districarsi nella quotidianità, trovando il rimbalzo più felice e inatteso, quello che lega due destini così lontani, così incredibilmente vicini.