Luana D’Orazio, la mamma Emma: «Il suo corpo era ridotto a un gomitolo. Dobbiamo cambiare le leggi»

L’operaia 22enne morì tre anni fa finendo nell’ingranaggio di un orditoio della fabbrica in cui lavorava. Arriva la proposta di legge sull’introduzione del reato di omicidio sul lavoro
Luana D'Orazio

Sono passati quasi tre anni da quando Luana D’Orazio, operaia 22enne con un figlio di 5 anni, morì finendo nell’ingranaggio di un orditoio (manomesso) della fabbrica in cui lavorava, a Montemurlo, vicino a Prato. La mamma, Emma Marrazzo, al processo ha voluto guardare le foto delle perizie. Tutte. «Il corpo di mia figlia aveva fatto 4 giri completi intorno all'asse, prima che un operaio fermasse la macchina, che stava andando alla velocità massima», ha spiegato a Repubblica. «Ormai sembrava un gomitolo, aveva la testa schiacciata contro il rullo. È stato terribile guardare quelle immagini, ma ho dovuto farlo».

Per Emma Marrazzo, quello che è successo alla figlia il 3 maggio 2021 avrebbe dovuto innescare una riflessione e, subito dopo, un cambiamento. Ma non è successo. «Vedo che ne muoiono sempre così tanti, e ogni giorno. Tutti lavoratori come mia figlia», dice con amarezza. «Ma il governo non vuole fare niente. Io so che queste sono morti volute, perché sul tema lavoro ci sono troppe cose che non vanno, e noi vedove di mariti o figli sappiamo cosa vuol dire. Servono pene più severe, con l'aggravante. Se no, tutto è inutile».

Anche Luana D’Orazio aveva condiviso in famiglia le sue preoccupazioni per la sicurezza in fabbrica. Ma, aggiunge la madre Emma, «ai padroni non importa nulla dei morti, in loro non esiste una vera cultura del lavoro. Nel caso di Luana, sarebbe bastato lasciare attiva la fotocellula, ma non è andata così. E per ben due anni ha rischiato di finire dentro alla macchina, e alla fine c'è finita. E io mi devo sentir dire: “ma come è possibile che sia finita nel rullo…”, come se fosse colpa sua».

Emma Marrazzo è andata a Roma: vuole consegnare al presidente del Senato una petizione di cui è la prima firmataria, con una proposta di legge del senatore M5S Pirondini sull’introduzione del reato di omicidio sul lavoro. «Noi siamo solo dei sopravvissuti. Quel giorno tutto si è rotto, e un velo nero è calato sopra la mia famiglia. Io non so chi ci dà la forza di vivere, se non questo bambino, il figlio di Luana, che oggi ha 8 anni e non chiede più di sua madre». E ancora: «Il presidente Mattarella, quando mi ha chiamato il 16 novembre, mi ha detto: “Le leggi ci sono, bisogna applicarle”. Per me è stata una carezza al cuore. Però, io non posso dimenticare Luana, che non ho più. Luana è morta peggio di come si moriva negli anni Sessanta».