Il mondo è di Taylor Swift (e noi ci siamo dentro)

Chiunque abbia già visto o vada a vedere la popstar dal vivo nell’immediato futuro sente di far parte di un rituale magico, storico, irripetibile, che è tale anche grazie alla sua presenza: alla vigilia delle attesissime date a Milano, fenomenologia dell'imperatrice della musica.
Taylor Swift

Jessica Bucharan è una truccatrice di Toronto. Nell’aprile dello scorso anno ha postato su TikTok un video introdotto da queste parole: «Il mio fidanzato mi ha lasciata. Oggi sarebbe dovuto essere il giorno del matrimonio così ho deciso di prendere un aereo e andare a vedere Taylor Swift». Nella clip si vede Jessica sull’aereo, poi al concerto mentre canta Cruel Summer, poi sull’aereo di ritorno, poi in taxi sulla via di casa. Il tutto con il conteggio delle volte in cui è scoppiata a piangere: nove. Postato di nuovo quest’anno, il video è diventato virale, raccogliendo milioni di visualizzazioni, like e articoli di giornale. E diventando, nella sezione commenti, una specie di gigantesca, globale, variegata terapia di gruppo, in cui ognuno raccontava la propria storia di abbandono e tradimento, in cui persone sconosciute dai lati opposti del pianeta si consolavano a vicenda, in cui, per una volta, i social sembravano davvero unire, invece che dividere.

La cover digitale del 12 luglio 2024

È solo un esempio, ce ne sono altri, e tutti servono a rispondere alla domanda che ogni tanto ancora capita di sentire, di solito offerta con tono snob e condiscendente: ma cosa avrà mai di così speciale Taylor Swift? Anche ignorando tutto il resto – i Grammy vinti, i dischi venduti, gli anni sulla scena, l’impatto sulla cultura popolare – la risposta è di guardare al suo pubblico, perché da lì si capiscono tante cose. Un uomo bianco eterosessuale di mezza età – certamente non il target ideale della musica di Swift – un po’ di tempo fa mi ha detto questo, in risposta a un articolo che raccontava dell’amore che i fan nutrono per lei e dei sacrifici e delle sane pazzie che sono disposti a fare per essere presenti a uno dei suoi concerti: «L’unico paragone che mi viene in mente è con i fan di Bruce Springsteen». Essendo l’uomo in questione uno che ha visto più di 30 concerti del Boss in giro per il mondo sa evidentemente di cosa parla. E ha centrato il punto: non c’è nessuno, in questo momento storico, in grado di fare quello che fa Taylor Swift che non è solo portare milioni di persone ai sui concerti, ma farle sentire parte di una comunità, una tribù con rituali propri, con un linguaggio specifico, con codici e comportamenti.

Taylor Swift | The Eras Tour - Sao Paulo, Brazil
La regina del pop e dei record arriva allo stadio di San Siro, per le uniche due date italiane

L’Eras Tour che arriva in Italia allo stadio San Siro di Milano il 13 e 14 luglio è iniziato il 17 marzo 2023 a Glendale, in Arizona. Inizialmente doveva comprendere 27 date, poi allungate a 66 nel primo anno e a 86 nel secondo. Quando terminerà, l'8 dicembre 2024 a Vancouver, in Canada, avrà collezionato 152 show spalmati in due dozzine di Paesi. Il 13 giugno scorso, a Liverpool, Swift ha festeggiato il centesimo spettacolo con queste parole: «Sono a bocca aperta. Non mi sembra una statistica vera, perché questo tour è stata sicuramente la cosa più estenuante, onnicomprensiva, ma anche gioiosa, gratificante e meravigliosa che mi sia accaduta nella vita». Non è un’esagerazione: nella vita di Taylor Swift esiste un prima e un dopo Eras Tour, ma questo spartiacque esiste anche nell’intrattenimento, nella cultura popolare, nella vendita dei biglietti, nell’economia, persino nella politica ovvero qualsiasi area sia stata toccata più o meno direttamente dal suo impatto. In questi due anni è diventato il tour con i maggiori incassi della storia, essendo il primo in assoluto ad aver superato il miliardo di dollari di entrate. Ha promosso il turismo, smosso economie locali, ha salvato amministrazioni, ha portato capi di governo a cambiare leggi nella speranza di averlo nel proprio paese. Ha ricevuto elogi dalla critica per qualsiasi aspetto della produzione, e anche quando ha ricevuto critiche – per la lunghezza, ad esempio: più di tre ore per 40 canzoni – è riuscito a far parlare di sé. Ha registrato una domanda di biglietti mai vista, una rivendita che ha toccato cifre assurde tanto che negli Usa c’è stata una interrogazione del Congresso nei confronti di Ticketmaster, accusato di Monopolio e dovesse cambiare la legge che regola la vendita di biglietti, potrebbe chiamarsi legge Swift. Anche il film derivato dal live, pubblicato lo scorso ottobre su Disney+, è diventato rapidamente il film-concerto con il maggior incasso di tutti i tempi.

Soprattutto, ha dominato il ciclo di notizie in modo ossessivo e continuativo, ha prodotto articoli di giornali a non finire, teorie del complotto da parte dei repubblicani, traffico in Rete, corsi universitari a lei dedicati tra cui uno a Harvard: la professoressa che lo tiene, Stephanie Burt, ha detto che intende confrontare il lavoro di Swift con quello del poeta William Wordsworth. Ha contribuito a rafforzare il soft power americano, quella capacità di influenzare la cultura dominante che gli Usa hanno sempre avuto, ma che non è mai stata così in crisi come adesso e se non ci fossero lei e Beyoncè fosse sarebbe del tutto scomparsa. Ha aiutato a consacrare Taylor Swift persona dell’anno 2023 per Time, un onore di solito toccato a presidenti, capi di Stato e Papi, e mai a una donna da sola. A 34 anni Swift sta vivendo quella che lei stesso ha definito il momento decisivo della sua carriera, «e per la prima volta nella mia vita, sono mentalmente forte abbastanza da accettare ciò che ne deriva», ha aggiunto. Il riferimento è alle polemiche passate – i troppi fidanzati, la storia di Kanye West che la interrompe agli MTV Video Music Award del 2009 e tutti i suoi strascichi -, vicende che se mai sono sembrate importanti, oggi scompaiono, trasformate in note a piè pagina. Critiche che se in passato l’hanno ferita, oggi vengono ridimensionate.

Taylor Swift, Travis Kelce
È iniziato tutto con un braccialetto dell’amicizia

La Taylor di oggi anche su questo invece che lasciare, raddoppia, alza l’asticella, aumenta la posta: da otto mesi fa coppia con Travis Kelce, giocatore di football americano nei Kansas City Chiefs, vincitore di tre Super Bowl e già straordinariamente famoso di suo. Finito il tour, è possibile che si concentri lì, sulla vita privata. Magari sposandosi e facendo figli, comunque prendendosi una pausa dalla vita pubblica. Negli ultimi anni la sua produzione è stata incredibile, con dischi come Folkrore e Evermore pubblicati a luglio e dicembre dello stesso anno, il 2020: mentre il mondo era chiuso in casa a fare il pane e a cantare dai balconi lei metteva in atto la virata musicale più grande della sua carriera, facendo uscire uno dietro l’altro due dischi molto diversi rispetto ai suoni pop e country dei precedenti e collaborando con musicisti come Aaron Dessner dei The National e Justin Vernon (ovvero Bon Iver). Due dischi che come l’ultimo – The Tortured Poets Department, pubblicato il 19 aprile - sono arrivati all’improvviso, senza campagne lancio particolari, alternati alle nuove registrazioni dei suoi vecchi album. Una quantità di materiale, tra vecchio e nuovo, che per qualcuno è addirittura eccessivo, tanto da chiedersi se non ci sia il rischio di un «affaticamento da Taylor Swift» come lo ha definito il New York Times, una domanda che però nessuno ha mai rivolto a Buce Springsteen, appunto, chissà perché.

La verità è che quello di Taylor è un successo irripetibile, soprattutto in un mondo con dei gusti e consumi così frammentati. Un successo testardo, voluto, curato che ha alla sua base la bravura e la fortuna di essere cresciuto insieme ai propri fan, mano per mano, esperienza per esperienza, non abbandonandoli mai, ma anzi facendoli sentire sempre importanti e parte di una comunità. Qualunque cosa succeda una volta smontato il palco dell’Eras Tour, una cosa rimane vera: questo è il momento. Chiunque abbia già visto o vada a vedere Taylor Swift dal vivo nell’immediato futuro sente di far parte di un rituale magico, storico, irripetibile, che è tale anche grazie alla sua presenza. Un momento di comunione dove nessuno è indispensabile, ma tutti sono necessari, a Milano come a Los Angeles, a Parigi, a Londra o a Tokyo. Questo è il mondo di Taylor Swift, noi ci stiamo solo vivendo dentro.