Giorgio Armani, lo stilista che per primo vestì il red carpet (grazie a Jodie Foster)

Prima di lui il tappeto rosso non era percepito dalle celebrità come un grande evento. Finché Re Giorgio, sbarcato a Los Angeles nel 1988, non convinse le attrici più in voga del momento ad affidarsi a lui per un look da Oscar. Cambiando per sempre la storia del costume
giorgio armani red carpet

Prima di lui, il selvaggio West. È stato Giorgio Armani a intuire che il tappeto rosso di eventi come la notte degli Oscar si nascondesse un Eldorado. I look impeccabili, le grandi firme, i gioielli preziosi, il desiderio di stupire o la voglia di fare notizia sul red carpet sono alla resa dei conti dei fenomeni relativamente recenti.

Il 26 marzo 1990 è la data che cancella l’improvvisazione, il giorno in cui tra celebrità e abito si crea un’intesa fatta di ricerca e di carattere. A inventare la formula che nessuno prima conosceva è stato Giorgio Armani: con lui la moda scopre una nuova alchimia fatta di stile ma anche di business.

Giorgio Armani e sua nipote Roberta dalla fine degli anni 90 Head of Entertainment & Vip Relations della maison.

Jeff Spicer/BFC/Getty Images

Tuttavia i due fattori da soli, benché ben amalgamati, non sarebbero stati sufficienti a creare una miscela a tal punto esplosiva. La fiducia tra stilista e star è l’elemento che ha caratterizzato e che caratterizza ancora oggi la rivoluzione copernicana operata da Re Giorgio. Del resto certi titoli non si conquistano per caso.

Il Far West prima di Giorgio Armani

«Prima di Armani, il tappeto rosso era come il selvaggio West». A dirlo è la storica della moda Clare Sauro, grande conoscitrice dell'evoluzione del rapporto tra divismo e red carpet. Fino alla metà degli anni 60 l’Academy aveva come consulente l’arcipremiata costumista Edith Head che dietro le quinte dava una sistemata alle attrici prima che salissero sul palco.

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Se qualcuna di queste riuscì comunque a entrare nella storia del costume, la maggior parte delle attrici non prendeva sul serio la notte della premiazione, ignare forse che i loro look discutibili sarebbero rimasti nella memoria imperitura del web. Gli esempi riportati dalla studiosa sono Cher con un esuberante copricapo nel 1986 e Demi Moore nel 1989 con mantello nero e ciclisti elasticizzati.

In quello stesso anno Jodie Foster si presentò con un tubino celeste di taffetà con una specie di strascico che sembrava più una coda. Quella notte vinse la statuetta come miglior attrice per il film Sotto accusa ma si beccò anche la nomination a «peggio vestita» della serata.

Jodie Foster alla notte degli Oscar 1989 con il tubino celeste arricciato prima di affidarsi ad Armani.

Ron Galella, Ltd./Getty Images

L’anno dopo, convocata per premiare il Migliore attore protagonista, Jodie Foster sembrava un’altra, avvolta in un completo nero con una camicetta bianca di chiffon. Cosa era successo in quei 365 giorni? L’attrice aveva conosciuto Wanda McDaniel.

Jodie Foster per la prima volta in Armani insieme a Daniel Day Lewis, vincitore della statuetta per il film Il mio piede sinistro.

AFP/Getty Images

Wanda McDaniel, l’asso nella manica di Giorgio Armani

Il legame tra Armani e il cinema nacque con American Gigolo, pellicola uscita nel 1980 con Richard Gere come protagonista: fu proprio lo stilista italiano a creare il guardaroba del personaggio di Julian Kay. La casa di moda era nata solo nel 1975 e quell’incarico diede una grande visibilità all’etichetta che diventava sempre più desiderabile anche oltreoceano.
Il 1988 fu l’anno della svolta: Giorgio Armani decise di aprire una boutique in Rodeo Drive, nel cuore di Beverly Hills. Serviva però qualcuno ben introdotto a curare le pubbliche relazioni: quel nome era Wanda McDaniel.

Giorgio Armani a Los Angelese accanto alla placca dorata in suo onore svelata nel 2003 in Rodeo Drive.

Chris Weeks

Originaria del Missouri, McDaniel sognava di diventare giornalista e di fare carriera in una grande città. Approdata a Los Angeles, si fece conoscere in fretta anche per le sue connessioni con i giri giusti. Nel 1979 conobbe Al Ruddy, produttore di film come Il Padrino e La corsa più pazza d’America. Nel 1981 si sposarono e in questo modo Wanda McDaniel potè vantare un’invidiabile agendina fitta fitta di numeri di telefoni che attingeva da due fronti, quello professionale da un lato, quello coniugale dall’altro.

Anche il suo look cambiò. Abbandonò quelle esagerazioni consentite in California a favore di uno stile che in America veniva percepito come più elegante, di classe. Nel suo guardaroba entrarono quindi capi di Krizia, Gianfranco Ferrè e, ça va sans dire, Giorgio Armani. Per infilarsi in quell’ambiente, McDaniel era la persona perfetta: lei era una di loro. Una volta ottenuto il lavoro, da Milano arrivarono subito 20 completi da indossare nell’esercizio delle sue funzioni. Doveva essere un esempio e suscitare un sentimento di emulazione tra le donne di Los Angeles.

Jodie Foster, la prima ad affidarsi a Giorgio Armani

Date le premesse, non fu difficile penetrare nel circuito del cinema e dello spettacolo. La prima celebrità contattata da Wanda McDaniel fu proprio Jodie Foster che accettò con entusiasmo. Da quel momento in poi, l’attrice, regista e produttrice cinematografica, sul red carpet degli Oscar, ha indossato Giorgio Armani praticamente sempre.

Jodie Foster nel 1992 con l'outfit color ostrica firmato Armani indossato per ritirare il premio Oscar per Il silenzio degli innocenti.

Frank Trapper/Getty Images

Uno dei suoi outfit più celebri è di sicuro quello della cerimonia del 1992 quando conquistò la statuetta come Migliore attrice protagonista per l’interpretazione di Clarice Sterling ne Il silenzio degli innocenti. Jodie Foster indossò un completo color ostrica composto da una giacca lunga e avvitata e un paio di pantaloni di perline. L’unico tocco di colore il nastrino rosso appuntato sul rever per testimoniare il suo impegno alla lotta contro l’AIDS.

Diane Keaton nel 1978 con la statuetta e la giacca firmata Giorgio Armani.

Ron Galella/Getty Images

Jodie Foster non fu però la prima a inaugurare una stagione felicissima su cui non è mai tramontato il sole. Nel 1978 Diane Keaton ritirò il premio Oscar come Miglior attrice protagonista per l’interpretazione in Io e Annie sfoggiando una giacca di Armani abbinata a una lunga gonna a righe. In un’epoca in cui le celebrità si compravano i vestiti da sole, quello fu un bel colpo per chi in fondo aveva lanciato un marchio solo tre anni prima.

«Fui sorpreso ed emozionato. Questo mi diede la sensazione di essere sulla giusta strada con il mio lavoro, di fare qualcosa di rilevante» confidò a Vogue Italia a ottobre 2023 «all’epoca non c’erano stylist al seguito delle star e il risultato, spesso, era più autentico. Lo stile di Diane nel film era un misto di maschile e femminile, molto morbido e personale. Indossare la mia giacca portò quello stile, inatteso, fuori dallo schermo».

Julia Roberts con il completo maschile griffato Armani alla premiazione dei Golden Globes 1990.

Ron Galella, Ltd./Getty Images

Alla cerimonia dei Golden Globes del 20 gennaio 1990 al Beverly Hilton Hotel Julia Roberts entrò nella leggenda. Più che per il premio come Miglior attrice non protagonista in Fiori d’acciaio, per quel completo maschile griffato Giorgio Armani. «Non sapevo che sarebbe diventato uno statement outfit» ha raccontato recentemente a British Vogue che le ha dedicato la copertina di febbraio «pensai solo che era favoloso: ho ancora quel completo».
Quello tuttavia era solo l’antipasto.

The winner is… Giorgio Armani!

Il 26 marzo 1990 è la data di inizio della rivoluzione. Il giorno successivo alla notte degli Oscar il Los Angeles Times titolò Oscarwear: The Winner Is… Giorgio Armani. Fashion: Jodie Foster, Jessica Lange and Julia Roberts were among those wearing creations by the Milanese designer.
Si legge nel pezzo: «Era la 62esima edizione degli Academy Awards ma sembrava piuttosto una sfilata di Giorgio Armani».

Agli Oscar 1990 Jessica Lange con il fratello vestita con un tubino d'oro griffato Armani.

Ron Galella/Getty Images

Jessica Lange con un corpetto dorato, Jodie Foster con un completo nero, Jessica Tandy con una giacca decorata con fiorellini luminosi, Julia Roberts con un abito essenziale che metteva in evidenza la schiena nuda e Michelle Pfeiffer con un vestito minimal blu: a questo dream team si aggiunse anche lo smoking del presentatore Billy Crystal.

Jessica Tandy vestita Armani con la statuetta vinta come Migliore attrice protagonista nel film A spasso con Daisy.

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Women's Wear Daily parlò infatti di Armani Awards comparando la mise chic di Michelle Pfeiffer a quella di Kim Basinger con un vaporosissimo outfit bianco: il titolo del pezzo a tratti spietato era The Agony and the Ecstasy. Quello fu un momento epocale: fu il passaggio dagli eccessi di paillettes e lustrini degli anni 80 e il minimalismo sofisticato anni 90.

LOS ANGELES - MARCH 26: Actor Kiefer Sutherland and actress Julia Roberts attend the 62nd Annual Academy Awards on March 26, 1990 at Dorothy Chandler Pavilion, Music Center in Los Angeles, California. (Photo by Ron Galella, Ltd./Ron Galella Collection via Getty Images)Ron Galella, Ltd./Getty Images

A guidare il cambiamento anche sul tappeto rosso fu quel pioniere di Giorgio Armani. In quel momento storico negli Stati Uniti avere un capo del brand nell’armadio significava solo una cosa: «sono arrivata, ce l’ho fatta».

Michelle Pfeiffer: Armani chi?

Sebbene negli anni Michelle Pfeiffer abbia definito Giorgio Armani «la mia anima gemella» parlando proprio del sodalizio che c’è tra i due, si può serenamente affermare che non si trattò di colpo di fulmine. Lo stilista vide da subito nell’attrice quel qualcosa in più che desiderava nella donna-Armani.

Michelle Pfeiffer alla cerimonia degli Oscar del 1989 accanto a Dennis Quaid vestita Armani.

Barry King

Nel 1983 si candidò quindi a vestire la stella emergente di Hollywood alle prese con l’uscita di Scarface. L’attrice venticinquenne rispedì al mittente la richiesta. «Perché dovrei volere qualcuno che mi veste? Posso vestirmi da sola! E poi, chi è Giorgio Armani?» raccontò di aver pensato prima di incontrare Wanda McDaniel. Fu solo nel 1989 che si decise ad affidarsi alle mani esperte dello stilista italiano quando sfoggiò un outfit da cocktail in seta blu.

Michelle Pfeiffer nel 1990 alla notte degli Oscar con l'abito blu Armani.

Ron Galella, Ltd./Getty Images

Quando nel 1990 colei che un giorno sarebbe diventata Executive Vice President Entertainment Industry Communications Worldwide del colosso della moda, portò a casa di Michelle Pfeiffer l’abito senza l’intermediazione di uno staff come si usa oggi, McDaniel si sfilo la collana di perle che indossava in quel momento e l’anello per prestarlo all'attrice. Secondo lei avrebbero completato l’outfit dell’attrice. Glieli prestò prima di accompagnarla sul tappeto rosso.
«Giorgio da solo mi ha tenuto fuori dalla lista delle peggio vestite negli ultimi anni» confessò Michelle Pfeiffer che con la maison costruì un rapporto di amicizia sincero, non basato sull’interesse.

Giorgio Armani e la professionalizzazione del red carpet

Jodie Foster, Michelle Pfeiffer, Julia Roberts sono state le prime ma dive del calibro di Sophia Loren, Anne Hathaway, Lady Gaga, Beyoncé, Jessica Chastain e Charlize Theron, solo per citarne alcune, hanno sfilato sul tappeto rosso in Giorgio Armani. La più rappresentativa degli ultimi anni è senza dubbio Cate Blanchett considerata una «musa».

Cate Blanchett alla cerimonia di consegna degli Oscar nel 2014 con un abito Armani Privé.

ROBYN BECK/Getty Images

«Armani ha professionalizzato il red carpet» sintetizzò Harold Koda, il curatore della retrospettiva sul designer al Guggenheim Museum di New York «lo ha reso un luogo in cui le attrici avevano di nuovo il glamour degli anni d’oro di Hollywood». Per Anna Wintour «Giorgio Armani ha regalato alle stelle del cinema un’immagine contemporanea». Interpellato da WWD, è lo stesso sovrano della moda a specificare cosa tutto questo significhi per lui.

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«Si tratta di prestigio e sogni, ma questi portano a dollari e centesimi» dichiara con l’onestà e la concretezza di chi oltre a creare, bada anche al lato imprenditoriale della sua attività. «L'esposizione sul tappeto rosso non favorisce il successo commerciale di un certo capo anche perché per l'occasione produciamo pezzi speciali su misura o couture» continua «il red carpet costruisce un’aura popolare: qualcosa di intangibile, difficile da definire, che tuttavia aumenta il prestigio e l’attrazione gravitazionale del marchio».

Lady Gaga con un abito Giorgio Armani nel 2010 ai Grammy Awards a Los Angeles.

John Shearer

Business a parte, ciò che contribuisce al successo è lo studio sul personaggio che si va a vestire. Ci si conosce, ci si annusa e poi si infila un abito da sogno firmato Giorgio Armani. Essere un club esclusivo, vuol dire che possono non piacergli tutti.

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«L’incontro con ogni star è una straordinaria esperienza umana. Personalmente sono attratto dalla varietà dei caratteri e dallo scambio che si crea con chi vestiamo» ha dichiarato Armani a Io Donna in una recente intervista «la mia idea di red carpet è sempre un dialogo, ho scelto attori e attrici da vestire principalmente per la loro umanità, per il loro carattere e il loro carisma». «Tutte le celebrities che indossano Armani sono così: se la loro immagine risulta potenziata, la loro luce illuminerà anche il nostro mondo» ha aggiunto.

Anne Hathaway alla notte degli Oscar 2009 con un abito iridescente Giorgio Armani Privé.

Frazer Harrison/Getty Images

«Non faccio provini»

Lui non corteggia, in caso si lascia corteggiare. Emblematico un caso riportato da un vecchio articolo di Harper’s Baazar. Nel 1996 Wanda McDaniel andò a consegnare cinque abiti a un’attrice ma si accorse che lo stylist (una professione ancora agli albori) aveva una macchina piena di vestiti di altri stilisti da sottoporre alla diva in questione. A quel punto la fidata collaboratrice chiamò subito il boss che le risponde di andarsene e di portarsi dietro le sue creazioni. «Ma come? Non vuoi vestirla?» chiese McDaniel. «No» rispose Armani «non faccio provini».

Jessica Chastain alla cerimonia degli Oscar 2013 in Armani Privé.

FREDERIC J. BROWN/Getty Images

Sugli abiti che andranno sul red carpet la maison non apporta neanche modifiche sostanziali, giusto un dettaglio o il cambio di un colore. Lui non è come gli altri disposto ad assecondare qualsiasi volontà della celebrità del caso. «Io non sono un sarto» dice.

«Ci sono attrici che non conoscono la differenza tra alta e bassa qualità» si riporta nello stesso pezzo «io voglio lavorare con persone che capiscono la differenza». E a giudicare da tutti questi anni di abiti passati sui red carpet più celebri del mondo, la missione è compiuta. Del resto quella magia l’ha inventata proprio lui, Giorgio Armani.

Glenn Close agli Oscar del 1994.

Frank Trapper/Getty Images

Jodie Foster alla cermonia degli Oscar del 1995.

Ron Galella, Ltd./Getty Images

Julia Roberts agli Oscar del 2004.

David LEFRANC/Getty Images

Beyoncé agli Oscar del 2007.

Jeff Kravitz

Claire Danes alla premiazione degli Emmy del 2010.

NBC/Getty Images

Cate Blanchett al festival del Cinema di Venezia nel 2019.

Laurent KOFFEL/Getty Images

Elle Fanning al Festival di Cannes del 2022.

Samir Hussein