Marco Vigini: «Vi spiego perché il networking è necessario per il successo»

Nel suo ultimo libro, Il potere delle relazioni, l’esperto di risorse umane spiega passo passo come sviluppare questa competenza con metodo, con consigli pratici, esercitazioni e testimonianze
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Luis Alvarez

È una risorsa efficace, forse lo strumento più potente che abbiamo a disposizione per accedere a nuove opportunità personali e professionali. La costruzione della rete di relazioni, il networking, ci permette di costruire una vera e propria «tribù fiduciaria», quel gruppo di persone che ci arricchisce e sostiene, e che ci offre nuovi stimoli per essere la migliore versione di noi stessi in ambito accademico e professionale, aiutandoci a raggiungere una condizione di benessere e piena realizzazione. Ma non sempre riuscire a creare una rete di relazioni è semplice: il networking è una competenza complessa, che occorrerebbe cominciare a coltivare fin da giovani. La buona notizia è che imparare a connettersi agli altri si può imparare.

Marco Vigini, esperto di risorse umane e networking, nel suo ultimo libro,** Il potere delle relazioni **(Bur), spiega passo passo come sviluppare questa competenza con metodo, con consigli pratici, esercitazioni e testimonianze delle più importanti università e Business School italiane e di professionisti di successo.

Anche chi è timido può riuscire a costruire una buona rete di relazioni?
«Sì, e parto dalla mia esperienza per affermarlo: per gran parte mia vita, sono stato timidissimo, e ho iniziato a creare la mia rete di relazioni a 43 anni. Quello che sono diventato è il risultato dell’incrocio relazionale con una o più persone, che in molti casi mi hanno lasciato un seme della loro umanità, generosità e ispirazione. Spesso si pensa che il networking sia solo appannaggio delle persone predisposte a socializzare, ma, come spiego nel libro, anche gli introversi possono farcela».

È per loro che ha deciso di scrivere questo libro?
«L’ho scritto per tutti, in primis per i giovani, proprio perché possano diventare consapevoli di una competenza abilitatrice di straordinarie opportunità che io ho scoperto un po’ tardi nella mia vita professionale. Il mio obiettivo è quello di svelare un modo diverso di vedere le relazioni, che possono aprire nuovi mondi. Le persone che sanno come costruire e mantenere relazioni di networking possono facilmente accedere a nuove opportunità professionali e a informazioni importanti che non sarebbero altrimenti disponibili. Questo può essere utile per risolvere problemi e prendere decisioni importanti. Il networking aiuta anche a costruire relazioni di fiducia con altre persone. Queste relazioni possono essere utilizzate per collaborazioni future e per sostenersi a vicenda».

Che cos’è il networking?
«Prima di tutto è una meta-competenza di vita oltre a una meta-competenza professionale: arriverei a definirla anche una caratteristica ancestrale che ha contraddistinto l’uomo in tutta la sua lunga. È costruire insieme qualcosa che abbia un valore reciproco, donare qualcosa all’altra persona senza aspettarsi un tornaconto immediato. La forza di un legame dipenderà dalla reciprocità, dal tempo dedicato, dallo scambio emotivo e dall’intensità. Ma non sottovalutiamo il fatto che anche un legame occasionale conta, e può dare una nuova direzionalità alla nostra vita. Alle volte basta il semplice consiglio di partecipare a un evento per entrare in contatto con nuove opportunità».

Come si fa, nella pratica, a crearsi un network?
«Intanto occorre uscire dalle zone di comfort per sperimentare e trovare nuovi ambienti in cui ci si possa sentire a proprio agio. Facciamo un esempio: se sono un appassionato di viaggi, posso cercare associazioni o contesti frequentati da persone che condividono il mio stesso interesse, o addirittura creare un evento a tema. Se non ho il tempo di farlo, posso cercare, ad esempio su LinkedIn - che è uno strumento professionalmente strategico, di cui non si può fare a meno -, occasioni di scambio e di confronto organizzati da altri. E partecipare».

Una volta lì?
«Non scappo durante l’aperitivo, ma porto il mio contributo. Il più delle volte questo non accade perché abbiamo fretta o paura di entrare in connessione profonda con gli altri, ma anche un intenso “momento relazionale” di pochi minuti può avere un effetto trasformativo nelle nostre vite: diversi studi dimostrano come l’ascolto genuino del nostro interlocutore rallenta i ritmi spesso caotici del nostro cervello, così che possiamo entrare in connessione profonda addirittura con un perfetto sconosciuto».

Network significa amicizia?
«No: con gli amici vado a cena, con le persone della mia rete non è necessario avere quel tipo di legame. Possiamo gestire un numero limitato di relazioni fiduciarie, mentre la rete di relazioni può essere molto più ampia. La mia esperienza mi porta a consigliare di investire molto sui legami cosiddetti deboli: sono sicuramente la componente numericamente più ampia e variegata della nostra rete e dove c’è potenzialmente maggiore ricchezza e varietà anche di informazioni. Mentre con i legami forti che frequentiamo abbiamo più facilmente accesso alle stesse informazioni e relazioni, i legami deboli sono inseriti in altri mondi, frequentano altri circuiti e potrebbero avere una rete di contatti che nemmeno ci immaginiamo».