Un rapporto esemplare decifra il ruolo dei bot russi nelle elezioni legislative francesi

Esaminando milioni di post sui social network, i ricercatori hanno scoperto i tentativi della Russia di destabilizzare le elezioni francesi su vasta scala. Ecco una spiegazione dei loro metodi
Il presidente russo Vladimir Putin
Il presidente russo Vladimir PutinContributor/Getty Images

Uno studio pubblicato domenica 30 giugno, coordinato dal direttore di ricerca del CNRS David Chevalarias, ha analizzato le strategie di interferenza digitale orchestrate dalla Russia a partire dal 2016 e le loro ripercussioni sulle attuali elezioni legislative francesi. L'obiettivo del Cremlino? Indebolire il fronte repubblicano contro l'estrema destra, al fine di «distruggere la società francese in modo sistemico e provocare una transizione verso una società chiusa o una democrazia illiberale».

In questo contesto di riconfigurazione dello spazio politico, i ricercatori sostengono che gli sforzi del Cremlino per manipolare l'opinione pubblica stanno per dare i loro frutti. David Chevalarias arriva a dire che «il Cremlino è stato di rado così presente sul suolo francese, come in occasione delle elezioni legislative del 2024», parlando di un covo di agenti russi in Francia, pronti a minare il sostegno occidentale all'Ucraina e la determinazione della NATO.

La vicinanza del Cremlino all'estrema destra francese

Lo studio prende spunto dalla convergenza di interessi tra il regime di Vladimir Putin e l'estrema destra francese. Secondo il ricercatore del CNRS, l'uso dei bot per influenzare i risultati delle elezioni legislative è un passo cruciale per la conquista della Francia da parte di figure politiche meno ostili al regime russo. L'interferenza del Cremlino era già stata dimostrata durante le elezioni presidenziali del 2017 con l' hackeraggio dei server della campagna elettorale di Emmanuel Macron (#MacronLeaks).

Sempre secondo il rapporto, il Rassemblement national «non ha mai avuto così tanti candidati che hanno mantenuto legami diretti con il Cremlino o che hanno preso pubblicamente posizioni pro-Putin». Tra questi, Pierre Gentillet, candidato dell'RN nella terza circoscrizione di Cher, è indicato come «uno dei “pilastri” del circolo Pushkin» che, secondo un'inchiesta di Street Press ha ospitato incontri con Xavier Moreau, «il principale propagandista del Cremlino per la Francia».

Dividere e conquistare

David Chevalarias, attingendo a un database di 700 milioni di messaggi inviati da quasi 17 milioni di utenti, sostiene che dopo aver «preparato il terreno» tra tra il 2016 e il 2024, una comunità di bot «guidati» dalla Russia sta ora sfruttando la trasformazione del panorama politico francese e l'ascesa dell'estrema destra.

Dopo lo scioglimento dell'Assemblea nazionale, i manipolatori di opinioni sui social network non si sono posizionati né a sinistra né a destra dello scacchiere politico, ma rappresentano una posizione «antisistema» che trova spazio in entrambi gli schieramenti. Questa comunità del caos sarebbe emersa durante la crisi del Covid-19, intorno all'opposizione alle misure del governo e «sotto l'influenza di leader politici francesi pro-Putin, ideologicamente posizionati all'estrema destra».

Per illustrare questo fenomeno, il ricercatore cita l'account @FRN su X (ex Twitter). Seguito da quasi 254.000 persone, ha un'«impronta digitale molto importante, tra Jean Luc Mélenchon e Kylian Mbappé» e una storia «tipica di un account gestito dal Cremlino, o almeno sotto l'influenza della sua propaganda». Questo account è posizionato «al cuore» tra i vari blocchi di estrema destra e La France insoumise. A seconda degli eventi, si «sposta» all'interno di questa nebulosa, cercando di influenzare ciascuna delle due comunità, diffondendo al contempo teorie complottiste con «video accuratamente editati».

Sfruttare un contesto esplosivo

Uno degli altri meccanismi preferiti dal Cremlino è quello di sfruttare il conflitto israelo-palestinese e l'aumento dell'antisemitismo e dell'islamofobia in Francia. Oltre alle azioni nella sfera digitale, quest'anno il regime di Putin avrebbe agito direttamente sul suolo francese, orchestrando gli incidenti delle stelle di David apparse su palazzi e negozi e delle mani rosse al Memoriale della Shoah.

Secondo il rapporto, questo processo «ha amplificato due correnti opposte: il pathos di chi è preoccupato per la sorte dei palestinesi e l'aumento dell'islamofobia; e il pathos di chi è preoccupato per la sorte degli israeliani e l'aumento dell'antisemitismo».

Un altro esempio: il rapporto individua il modo in cui questi ingegneri del caos (cfr. il titolo del libro di Giuliano da Empoli) hanno amplificato il termine «islamosinistra» fin dal primo giorno della campagna delle legislative, al fine di screditare i candidati di sinistra e ottenere il famoso «rovesciamento del fronte repubblicano».

Una strategia a lungo termine

Un altro aspetto interessante del rapporto è la sua prospettiva cronologica. Per illustrarla, David Chevalarias cita il proverbio preferito del KGB: «La goccia d'acqua scava nella pietra, non con la forza, ma cadendo spesso». A suo avviso, «queste strategie a bassa intensità, guidate o influenzate per la maggior parte dal Cremlino, sono dispiegate su tempi troppo lunghi perché gli attori del dibattito ne siano consapevoli». L'obiettivo è destabilizzare la società in modo strutturale e l'avvento dell'era digitale ha favorito questa strategia attraverso «l'introduzione di virus mediatici in grado di auto-perpetuarsi e auto-riprodursi».

Secondo Tomas Schuman, un ex ufficiale del KGB citato nel rapporto, l'operazione ideologica del Cremlino si divide in 4 diverse fasi: demoralizzazione (15-20 anni), destabilizzazione (2-5 anni), crisi (2-6 mesi) e normalizzazione. Secondo questa cronologia, la Francia si collocherebbe tra le fasi 2 e 3.

Sfumature

Sebbene il rapporto si basi su milioni di pubblicazioni e non vi siano dubbi sui tentativi di interferenza straniera, l'efficacia reale di queste procedure è difficilmente misurabile. David Chevalarias riconosce, nella conclusione del suo rapporto, che l'attuale situazione politica non può essere attribuita a un singolo attore, perché, come sottolinea, «del resto i francesi o i governi che si sono succeduti sono ben capaci di darsi la zappa sui piedi da soli».